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In cosa consiste la valutazione diagnostica dell’ADHD nell’adulto?

La definizione di disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI), in inglese “Attention deficit hyperactivity disorder” (ADHD), nasce per segnalare un problema presente nei bambini che manifestano difficoltà relative al mantenimento dell’attenzione, il controllo del comportamento e la regolazione emotiva. Tuttavia per svariati motivi alcune persone non ricevono una diagnosi durante il periodo dell’infanzia, nasce quindi la necessità di un percorso di valutazione diagnostica specifica per l’adulto.
Per porre una diagnosi di ADHD nella fase adulta, è necessario che le difficoltà si siano presentate prima dei 12 anni di età e che abbiano avuto un impatto in almeno due aree di vita, tra cui relazioni, lavoro/scuola, casa. Inoltre, è importante da parte dello psicologo, valutare la diagnosi differenziale in quanto i sintomi dell’ADHD possono essere attribuibili ad altri quadri clinici.
La sintomatologia dell’ADHD è complessa e varia da persona a persona, tuttavia può essere così riassunta: inattenzione e iper-concentrazione, iperattività (a livello fisico e dei pensieri), disregolazione emotiva, deficit delle funzioni esecutive (ad esempio difficoltà di pianificazione o organizzazione anche della vita quotidiana) e “mind-wandering” (ovvero la tendenza della mente a vagare da un pensiero ad un altro).

Hai il dubbio di avere l’ADHD? Non sai spiegarti le difficoltà di concentrazione o di organizzazione che si presentano nella tua quotidianità?
Guarda questo breve video in cui la dott.ssa Giulia Guidetti ti spiegherà brevemente in cosa consiste la valutazione diagnostica dell’ADHD nell’adulto!